Wednesday, June 1, 2011

The sun'll come out tomorrow (dal titolo di una delle canzoni del musical Annie, domani il sole esce di sicuro)








Venerdì scorso Olivia ha preso parte a una recita organizzata dalla scuola media in cui molto probabilmente andrà in collaborazione con la sua scuola. La recita era sul musical/film di Annie l’orfanella, uno dei suoi preferiti; sa a memoria le parole di tutte le canzoni, tutti i dialoghi e ha la colonna sonora sull’iPod.

Al solito, io ero tesissima. Nessuno mette in dubbio le sue doti canore ma la sua capacità di concentrazione è limitata. Olivia ha la sindrome di Asperger e soffre di disturbo sensoriale.

La recita è cominciata alle 8 di sera, tardissimo e a fine settimana, quando di solito la stanchezza si fa sentire. Fra l’altro, dovevamo essere lì dalle 7. Mi immaginavo Olivia che dopo qualche minuto si isolava, come del resto ha fatto tante altre volte in occasioni meno importanti come, per dire, una processione in chiesa. Questa volta, però, si trattava di un palco vero, di fronte a un pubblico vero, anche se la maggior parte erano genitori e bambini della sua scuola e di quella media. Mi immaginavo Olivia che rimproverava le altre attrici perché avevano sbagliato a recitare il copione; mi immaginavo le mani sulle orecchie perché il volume era troppo alto o sugli occhi perché le luci di scena erano troppo forti.

Non è successo niente di tutto questo. La recita è stata un successone e lei si è divertita tantissimo. Ha cantato tutte le canzoni in sintonia con le altre bambine, con una mimica appropriata, seguendo la recita in ogni sua parte. Partecipando alla recita.

In alcuni momenti lei e le compagnette sono dovute uscire di scena e aspettare in un’aula, sotto la supervisione mia e di un’altra mamma. Abbiamo sbocconcellato qualcosa e abbiamo guardato Rapunzel. Sono poi dovute rientrare in scena e Olivia non ha perso la concentrazione PER NIENTE. Non potevo credere ai miei occhi. Il tutto è finito alle 10 e lei era ancora su di giri. Meno male, potevo tirare un sospiro di sollievo.

Mentre tornavamo alla macchina, diverse bambine, sia della sua scuola che dell’altra, le hanno fatto i complimenti. Lei era molto fiera di sé e le ha ringraziate tutte. Dal punto di vista dell’interazione sociale questo per lei è notevole.

È stato molto importante anche per me, la sua mamma. La mia famiglia, gli amici, le maestre, i medici e i terapisti mi ricordano spesso che Olivia ha fatto passi da gigante in questi anni. A 3 anni non parlava e oggi è una bellissima bambina di 10 anni, intelligente, arguta e insolente al tempo stesso (“limbuda” si dice in sardo. Che meraviglia sono le lingue, limbuda traduce benissimo il “lippy” inglese!) e frequenta una scuola normale.

Certo che questi progressi li vedo anche io, spesso ma non sempre. Io vivo in un perenne stato di preoccupazione. Per il suo presente, per il suo futuro. E non la smetto mai di torturare me e il mio pazientissimo marito: stiamo facendo abbastanza? Ci siamo documentati a sufficienza sulle ultime terapie? E le attività extra scolastiche sono sufficienti? Stiamo contribuendo a migliorare la sua qualità di vita?

Io sono ansiosa di natura e forse continuerò a torturarmi vita natural durante. Ma venerdì scorso Olivia è riuscita a evocare per sé un futuro molto più luminoso. Ha giocato l’asso, si è concentrata e ce l’ha fatta. E mi ha anche dato una lezione importante; quando mi sembra di essere in un vicolo cieco, devo tirare su la testa e aspettare il giorno dopo, perché domani il sole uscirà di sicuro.

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